P.a., furbetti alla cassa dell’Inps.

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Ultima chiamata Inps sulla sanatoria contributiva per comuni, regioni, province, università, Asl e altre pubbliche amministrazioni.

Scade a fine anno, infatti, la possibilità di regolarizzare i contributi non versati fino al 31 dicembre 2018 a favore dei dipendenti pubblici (ex Inpdap) e quelli dovuti alla gestione separata Inps dal mese di aprile 1996 (cioè negli ultimi 27 anni) a favore di co.co.co., lavoratori autonomi, dottorandi, sindaci, amministratori, etc.

A ricordarlo è l‘Inps nella circolare n. 92/2023. La sanatoria offre più effetti positivi. Ai lavoratori consente il recupero di contributi altrimenti persi (il termine della prescrizione è di cinque anni); alle p.a. l’inapplicabilità delle sanzioni per mancato versamento di contributi, ma, soprattutto, cancella il rischio di dover rimborsare all’Inps gli oneri del pagamento di pensioni e buonuscite, in caso di prescrizione della contribuzione e denuncia da parte dei lavoratori.

La scadenza riguarda questa sorta di sanatoria in base alla quale, in deroga alle norme sulla prescrizione dei contributi (5 anni), consente alle p.a. di dichiarare e di adempiere agli obblighi contributivi, senza applicazione di sanzioni, anche oltre il termine.

La sanatoria ha lo scopo di porre fine alla catena di cause che i lavoratori stanno mettendo in atto per ottenere il riconoscimento di contributi non accreditati dall’Inps in mancanza dei predetti adempimenti da parte della p.a..

A tal fine, dà la possibilità alle p.a. di regolarizzare le posizioni contributive dei lavoratori, anche in relazione a periodi per i quali sia già intervenuta la prescrizione, restando escluse soltanto le situazioni per le quali ci sia stata una decisione di un giudice.

Il Milleproroghe 2023. La sanatoria doveva scadere il 31 dicembre 2022, ma il dl n. 198/2022, convertito dalla legge n. 14/2023 (Milleproroghe 2023), l’ha fatta slittare al 31 dicembre 2023, modificando anche il termine di operatività, cioè con riferimento ai periodi retributivi fino al 31 dicembre 2018 (anziché 2017).

Infine, il dl n. 4/2023, convertito in legge n. 74/2023, ha prorogato al 31 dicembre 2023 anche l’inapplicabilità delle sanzioni. Dipendenti pubblici.

In relazione ai dipendenti, l’Inps spiega che, fino a fine anno, le p.a. possono regolarizzare dal punto di vista contributivo periodi fino al 31 dicembre 2018.

Precisa, inoltre, che, in mancanza di regolarizzazione e in assenza di contributi versati, le p.a. sono tenute a sostenere gli oneri Inps per il pagamento di pensioni e buonuscite relative ai periodi non regolarizzati. Collaboratori.

In relazione ai lavoratori iscritti alla gestione separata (sindaci, amministratori, co.co.co., etc.), l’Inps spiega che l’invio entro il 31 dicembre 2023 delle denunce individuali dei compensi, al pari di altre eventuali comunicazioni di debito dell’Inps, interrompono la prescrizione.

Dal 1° gennaio 2024, la mancanza di denunce individuali e/o di altri atti interruttivi di prescrizione, determineranno l’impossibilità di regolarizzare i contributi dei periodi prescritti.

In questi casi sarà possibile per i lavoratori esercitare la facoltà di richiedere la “costituzione della rendita vitalizia“, che significa addebitare alla p.a. il pagamento della relativa quota di pensione erogata dall’Inps (art. 13 legge n. 1338/1962).